I sincacati sono i promotori della giustizia sociale, per i diritti degli uomini del lavoro, nelle loro specifiche professioni. La lotta per i diritti è un normale adoperarsi per il giusto bene; non è una lotta contro gli altri(cfr. Giovanni Paolo II Laborem Exercens, 20)
I sindacati sono promotori della lotta per la giustizia sociale!


EDITORIALE di M. BergamaschiEducazione Civica e IRC.
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L'edecazione Civica a scuola, una novità? : a cura di P. Nascenti.
Il Crocifisso nelle aule e negli Uffici  Pubblici a cura di M. Giuliano
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IN QUESTO NUMERO
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Anno II - n. 4 - aprile 2021 Pubblicato su www.magglance.com/uilscuolairc
DIRETTORE Giuseppe Favilla REDATTORE CAPOMonica Bergamaschi REDAZIONEPaolo Bellintani (1°redattore)Monica Bergamaschi Diletta De LaurentiisGiuseppe Esposito Giuseppe Favilla Marcello GiulianoPasquale Nascenti Mariella PompeiAndrea Robert Elena Santagostini Francesco Sica Antonio Vitale Ha collaborato: Riccardo Sciannimanico
GFEDITING2021
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Trasversalità tematiche tra Ed. Civica e IRC di G. Eposito


EDITORIALE
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EDUCAZIONE CIVICA & IRCdi Monica Bergamaschi*
«Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi a cura di D. De Laurentiis
Educazione civica e irc: la cittadinanza digitale a cura di A. Robert
Progetto Pane Nostro a cura di M. Pompei
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In questo numero di Agorà Irc affronteremo un tema che ho già introdotto in un articolo nel numero di novembre 2020 (https://www.magglance.com/Magazine/e3b94684af8c4a7ca190f464f66088e9/white), presentato con un video durante l’assemblea sindacale Uil scuola Irc del 17 dicembre 2020 (https://www.youtube.com/watch?v=CSlGkZxrvX0&t=97s) e di cui il nostro coordinatore nazionale, Giuseppe Favilla, si è occupato intervistando, per la  rubrica web “In dialogo”, il Dott. Mirko Campoli, Direttore regionale degli Uffici IRC della Conferenza Episcopale del Lazio (https://www.youtube.com/watch?v=FU_2TyqQhIA) e la Dott.ssa Lucrezia Stellacci, attualmente coordinatrice del comitato tecnico-scientifico per l’educazione civica, (https://www.youtube.com/watch?v=xBCrzEzZpK4&t=728s): il rapporto tra  educazione civica e insegnamento della religione cattolica. La Legge 20 agosto 2019 n.92, che ha introdotto l’educazione civica, stabilendone l’entrata in vigore a partire dal 1 settembre 2020, da subito ha creato non poche perplessità su quale fosse il possibile contributo dell’Irc a questo nuovo insegnamento, avviando Redattore Capo Agorà IRC
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Cittadinanza-Costituzione Educazione Civica: Intervista prof. Penasaa cura di E. Santagostini  
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linguaggio comune, così come nello stile di vita di ogni persona. Tutti, ognuno a proprio modo, abbiamo dovuto fare i conti con una realtà che si imponeva come minacciosa, soprattutto per gli anziani, la categoria più colpita nella prima ondata pandemica. Attraverso altre successive determinazioni di legge (decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, articolo 1, comma 2, lettera p e Legge 6 giugno 2020, n. 41, all’articolo 2, comma 3), la didattica a distanza, per lunghi mesi, è diventata l’unica modalità possibile per continuare a “fare scuola”. Un anno di riflessioni, studi, dibattiti, posizioni sindacali di vario genere, hanno accompagnato quel modo di insegnare da casa o da scuola che vede la presenza a distanza o la distanza in presenza del 50% o 100% degli studenti della classe o della scuola. Un enigma senza soluzioni nette, quello che si chiede se la didattica a distanza sia una vera didattica che si possa, in stato di emergenza, sostituire alla didattica tradizionale; se la didattica a distanza possa essere integrata con quella in presenza e dunque diventare didattica digitale integrata. La Didattica a Distanza e la Didattica Digitale integrata chiedono di essere considerate e valutate come una nuova possibilità di didattica. A parere di chi scrive, né l’una né l’altra si possono però, configurare come nuova metodologia per l’apprendimento dei saperi e per lo sviluppo delle competenze e soprattutto possono risultare non sempre utili per lo sviluppo cognitivo e il rafforzamento delle conoscenze di base nelle bambine e nei bambini. Un’affermazione, la mia, che desterà non poche prese di posizione contro e a favore, ma rappresenta quanto, da un anno ormai, attraverso diversi spunti e riflessioni, credo di poter difendere e giustificare: la didattica a distanza e le sue nuove formulazioni, rappresentano solamente una modalità di insegnamento emergenziale e che dovrà essere collocata a riposo una volta terminata la crisi pandemica. Insegnare, come ha affermato, in uno dei sui studi, Massimo Recalcati, noto studioso e psicanalista, è altra cosa, cosa diversa dalla didattica a distanza. Le ore di lezione a scuola portano con sé avventure, incontri, esperienze intellettuali ed emotive profonde. In una recente intervista ad Orizzonte Scuola, Recalcati ha affermato: “Non c’è dubbio che la vita della scuola implica i corpi, l’esistenza di una comunità in presenza. Ed è indubbio che la DAD sia stata una faticosissima supplenza all’impossibilità dell’incontro in presenza”, malgrado ciò, è innegabile, la didattica a distanza è stato strumento prezioso per una volontà precisa che non si arrende davanti all’imprevisto. La didattica digitale integrata, a cui nello scorso mese di luglio, attraverso le linee guida, è stata data un’anima pseudo pedagogica, non può sostituire la valenza di un incontro, di uno sguardo, di una relazione empatica tra docente e studente che lasciano sempre un segno nella formazione e nella crescita della persona, ma ha avuto il merito di mostrare il volto di una comunità educante che non si lascia fermare e che accetta la sfida e si offre come esempio concreto. Le linee guida citate definiscono la didattica digitale integrata, intesa come metodologia innovativa di insegnamento-apprendimento, rivolta a tutti gli studenti della scuola secondaria di II grado, come modalità didattica complementare che integra la tradizionale esperienza di scuola in presenza, e ne estendono il valore, in caso di nuovo lockdown, agli alunni di tutti i gradi di scuola. La didattica digitale integrata, prevede anche una presenza fisica degli studenti in classe, in una percentuale minima/massima del 50%; si tratta dunque di una successiva rimodulazione dell’insegnamento che richiede che “La progettazione della didattica in modalità digitale tenga conto del contesto e assicurare la sostenibilità delle attività proposte e un generale livello di inclusività, evitando che i contenuti e le metodologie siano la mera trasposizione di quanto solitamente viene svolto in presenza”. Ci siamo trovati in poco tempo nel totale stravolgimento di tutte le teorie di apprendimento, mutuando sic et simpliciter quanto sviluppato negli ultimi anni dalle Università Telematiche in qualche cosa di ordinario e continuativo nel tempo.
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un’accesa discussione che ha raccolto varie riflessioni da parte degli operatori coinvolti: insegnanti di religione, dirigenti scolastici, direttori diocesani degli uffici scuola, esperti IRC e sindacati. In assenza di una precisazione specifica riguardante l’insegnamento della religione cattolica vi sono state molte prese di posizione di natura ideologica tese all’esclusione degli insegnanti di religione dal nuovo insegnamento, quasi come se essi non fossero parte del consiglio di classe. Le obiezioni sollevate riguardano principalmente la presenza dei non avvalentesi, la possibilità per l’idr di svolgere parte delle 33 ore minime previste per il nuovo insegnamento e la valutazione dell’educazione civica. D’altro lato, molti sono gli insegnanti di religione che hanno invece incontrato un clima accogliente e propositivo che li ha visti coinvolti, non solo nell’insegnamento dell’educazione civica, ma anche nei ruoli di coordinatore di classe di educazione civica o referente di istituto. Qualche tentativo conciliante ha cercato di attribuire all’insegnante di religione cattolica la possibilità di contribuire al nuovo insegnamento, ma solo al di fuori del monte ore minimo previsto e di assegnare il ruolo di coordinatore dell’educazione civica all’insegnante di religione solo nel caso in cui la classe fosse composta da soli avvalentesi. La riflessione, accompagnata dall’esperienza sul campo, è giunta a un livello sufficientemente maturo, tale da permettere di poter rispondere, in assenza di nuove e ulteriori specificazioni normative, ai vari interrogativi emersi. 1)L'insegnante di religione cattolica può contribuire all'insegnamento dell'educazione civica? La legge 20 agosto 2019, n. 92 all’art. 2 comma 4 prevede che questo insegnamento sia trasversale e affidato ai docenti dell’organico delle istituzioni scolastiche. La trasversalità dell'educazione civica rappresenta un aspetto di novità rispetto alla prospettiva delle discipline tradizionali, assegnando all'insegnamento la valenza di matrice valoriale che sia in grado di sviluppare processi di interconnessione tra saperi disciplinari ed extra disciplinari. Il Ministero evidenzia ripetutamente che ogni disciplina, dunque anche l’IRC, concorre a completare il bagaglio civico, sociale, culturale ed esperienziale di ogni alunno. È bene distinguere tra “disciplina” che ha dei nuclei tematici propri e “insegnamento” che ha, invece, nuclei tematici che appartengono a discipline diverse. 2) Ai Non avvalentisi può essere proposto un contenuto dell'educazione civica dall'insegnante di religione?  La trasversalità è un elemento di novità che caratterizza l'educazione civica rendendola diversa dalle altre discipline tradizionali e permettendole di superarne le regole. L'insegnamento di educazione civica è affidato con delibera del collegio dei docenti, su proposta degli stessi docenti della classe o del consiglio di classe, a uno o più docenti del consiglio di classe, di cui l’Idr fa parte con tutti i diritti e doveri degli altri insegnanti. La legge non prevede il diritto di non avvalersi di tale inse-


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gnamento solo perché affidato al  docente di religione, poiché esso è parte integrante del curricolo scolastico obbligatorio. 3)L'insegnante di Religione può essere coordinatore di educazione civica di classe o referente di istituto?  L'insegnamento di educazione civica spetta in contitolarità a più docenti e il coordinamento spetterà a uno  dei docenti contitolari dell'insegnamento. A uno dei coordinatori per l'educazione civica, individuato su proposta del dirigente scolastico, dal collegio stesso, vengono attribuite funzioni di referente. Poiché il docente di religione è contitolare dell'insegnamento di educazione civica, lo stesso può ricoprire anche la funzione di coordinatore o di referente. 4)L’insegnante di religione partecipa alla valutazione dell' educazione civica?  Poiché la valutazione dell’educazione civica è collegiale non ha senso l'esclusione dell'insegnante di religione dall'assegnazione collettiva del voto e, visto che, il coordinatore di educazione civica formula la proposta di valutazione sulla base di quanto espresso dall'intero Team o consiglio di classe, non sembrano esserci ostacoli legati all'attribuzione del voto, neppure perché egli possa ricoprire il ruolo di coordinatore di educazione civica. Nei vari registri elettronici sono state predisposte sezioni a parte per l’insegnamento di educazione civica, i docenti delle varie discipline, quando svolgono le ore di educazione civica, firmano su questo  registro e non sul registro della loro materia specifica, anche i voti vengono assegnati nell’apposito registro di educazione civica. Se la normativa sembra considerare, in modo del tutto naturale, l’insegnamento di religione cattolica come una disciplina che, al pari di tutte le altre, concorre alla finalità della scuola e l’insegnante di religione come un docente con tutti i diritti e doveri, al pari dei colleghi delle altre materie, viene da chiedersi per quale motivo nascondersi dietro l’atipicità sottraendosi alla possibilità di partecipare a pieno titolo alla vita della scuola e a quella degli studenti? Perchè indietreggiare davanti alle prese di posizione di natura ideologica di qualcuno? Perchè doversi ricavare un proprio angolino di benessere giungendo a compromessi non richiesti? La natura specifica dell’insegnamento di religione cattolica e la sua matrice valoriale fanno di questa materia un contributo più che valido al nuovo insegnamento trasversale, all’interno di una scuola che chiede una partecipazione attiva alla vita e alla formazione di cittadini responsabili. 


Il concetto di trasversalità presente nelle Linee Guida per l’insegnamento dell’educazione civica, adottate in applicazione della legge 20 agosto 2019 n. 92, permette di offrire un paradigma di riferimento diverso da quello delle discipline, infatti il docente è invitato a superare i canoni tradizionali della propria disciplina, assumendo più propriamente la valenza di matrice valoriale trasversale che va coniugata con le discipline di studio, per evitare superficiali e improduttive aggregazioni di contenuti teorici e per sviluppare processi di interconnessione tra saperi disciplinari ed extradisciplinari. L’IRC si sviluppa nel suo curricolo didattico disciplinare, già in gran parte, trasversalmente proprio come nella definizione che troviamo nelle Linne Guida dell’Ed. Civica. Il suo spessore culturale si intreccia con tante discipline curricolari, e questo favorisce spesso una progettazione di partenza già trasversale. Inoltre la caratteristica degli obiettivi specifici di apprendimento, così come le stesse competenze specifiche dell’IRC, sono riconducibili in vario modo a tre aree di significato: 1) antropologico-esistenziale; 2) storico-fenomenologica; 3)biblico-teologica. Pertanto, sicuramente le prime due aree rientrano anche negli obiettivi dell’Ed. Civica. Ma quali sono le tematiche direttamente collegate tra Ed. Civica e IRC? Partendo dalle tre macroaree presenti nelle Linee Guida: 1. COSTITUZIONE, diritto (nazionale e internazionale), legalità e solidarietà 2. SVILUPPO SOSTENIBILE, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio. 3. CITTADINANZA DIGITALE, possiamo osservare che le tematiche di Ed. Civica, contengono un intreccio con molte tematiche che troviamo nelle programmazioni di IRC. Nel primo nucleo tematico sono richiamati molteplici contenuti dell’IRC: la Costituzione; la questione sociale; la Dottrina Sociale della Chiesa con tutte le sue ramificazioni tra diritto nazionale e internazionale, il concetto di legalità e soprattutto i principi fondamentali su cui si fonda la Dottrina Sociale della Chiesa (persona, bene comune, solidarietà e sussidiarietà). In questa prima area centrata sul diritto e sulla costituzione rientra anche il discorso di etica e bioetica. Nel secondo nucleo tematico troviamo una fortissima connessione relativa all’educazione ambientale: il rapporto uomo e natura, la relazione scienza e fede, il rispetto dell’ambiente. Ma soprattutto la sensibilizzazione verso la conoscenza e la tutela del patrimonio storico-culturale apre le porte a tantissime tematiche presenti nei percorsi di IRC. Anche in questa seconda macroarea c’è una fortissima interconnessione con i temi della Dottrina Sociale della Chiesa. Nel terzo nucleo tematico dedicato alla cittadinanza digitale è certamente fondamentale richiamare il concetto di libertà, che attraverso il web può essere leso e violato con maggiore semplicità. Ma soprattutto vivere il contesto digitale nel rispetto dei diritti, delle leggi e degli altri richiamando quei principi e quei valori propri che appartengono al cattolicesimo.
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Trasversalità tematiche tra Educazione Civica e IRC di GIUSEPPE ESPOSITO docente nella Scuola Secondaria di Secondo Grado


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Un ulteriore intreccio tematico è sicuramente il presentare il mondo digitale come una dimensione reale, fatta di diritti e di valori, e chiarire che non è una realtà finta, immaginaria, disconnessa dalla realtà concreta della vita, ma strettamente uguale alla dimensione reale. Qui possono rientrare anche tematiche inerenti al bullismo e al cyberbullismo ponendo in evidenza i principi del rispetto dell’altro e dell’uguaglianza. Questi sono solo alcuni aspetti, tanti altri non sono stati presi in esame, per dimostrare che è presente una trasversalità delle tematiche tra l’Ed. Civica e l’IRC.
LEGGE 92 - 2019 IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA  
Promulga la seguente legge: Art. 1 Principi  
1. L'educazione civica contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunita', nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri. 2. L'educazione civica sviluppa nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell'Unione europea per sostanziare, in particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalita', cittadinanza attiva e digitale, sostenibilita' ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona.
Art. 2 Istituzione dell'insegnamento dell'educazione civica
1. Ai fini di cui all'articolo 1, a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all'entrata in vigore della presente legge, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione e' istituito l'insegnamento trasversale dell'educazione civica, che sviluppa la conoscenza e la comprensione delle strutture e dei profili sociali, economici, giuridici, civici e ambientali della societa'. Iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile sono avviate dalla scuola dell'infanzia. 2. Le istituzioni del sistema educativo di istruzione e formazione promuovono l'insegnamento di cui al comma 1. A tal fine, all'articolo 18, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, le parole: «di competenze linguistiche» sono sostituite dalle seguenti: «di competenze civiche, linguistiche». 3. Le istituzioni scolastiche prevedono nel curricolo di istituto l'insegnamento trasversale dell'educazione civica, specificandone anche, per ciascun anno di corso, l'orario, che non puo' essere inferiore a 33 ore annue, da svolgersi nell'ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti. Per raggiungere il predetto orario gli istituti scolastici possono avvalersi della quota di autonomia utile per modificare il curricolo. 4. Nelle scuole del primo ciclo, l'insegnamento trasversale dell'educazione civica e' affidato, in contitolarita', a docenti sulla base del curricolo di cui al comma 3. Le istituzioni scolastiche utilizzano le risorse dell'organico dell'autonomia.
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CCon il D.P.R. n. 585 del 13 giugno 1958, fortemente voluto dal ministro Aldo Moro, vengono introdotti, come integrazione ai programmi di storia della scuola secondaria, i programmi per l’insegnamento dell’educazione civica. La premessa inquadra l’altissima levatura morale dei contenuti: “L’educazione civica si propone di soddisfare l’esigenza che tra Scuola e Vita si creino rapporti di mutua collaborazione”. Col forte convincimento che non si tratti di una disciplina tradizionale per il suo avere a che fare con la vita e i suoi valori (e qui vale la pena ricordare che l’introduzione della nuova materia fece temere i docenti di religione di aver a che fare con una disciplina rivale) se ne tracciarono gli argomenti portanti: famiglia, persone, diritti e doveri fondamentali della vita sociale, l’ambiente e le sue risorse, il lavoro, le tradizioni, le istituzioni. Fino ad arrivare a temi più complessi e definiti come la Costituzione della Repubblica, le nozioni sull’ordinamento della Stato, la responsabilità e la morale, i servizi pubblici, la solidarietà. Dal punto di vista strettamente normativo la situazione rimase pressoché immutata per un ventennio circa ma enormi furono i cambiamenti sociali e culturali tra il finire degli anni ’60 e gli anni ’70; gli ideali democratici vacillarono, i modelli economici e sociali furono rimessi in discussione, irruppe il terrorismo e gli scontri di piazza, nuove istanze sui diritti civili delle minoranze pressavano i governi. L’introduzione degli organi collegiali con i Decreti delegati (1974) diedero maggior voce alle singole componenti e stabilivano un più stretto rapporto tra scuola e famiglie. I programmi della scuola media del 1979 definivano l’educazione civica come la “finalità essenziale dell’azione formativa della scuola”. I programmi della scuola elementare del 1985, per quanto essi non usassero l’espressa dicitura ma la locuzione ’educazione alla convivenza democratica’, recitavano: “la scuola elementare ha per suo fine la formazione dell’uomo e del cittadino nel quadro dei principi affermati dalla Costituzione”. Perfino i programmi della scuola materna del 1991 contenevano numerose tematiche riguardanti l’educazione etica, sociale, civica e politica. Col tempo, il campo di influenza si è esteso sempre più, fino a comprendere altre tematiche resesi urgenti dal divenire della società. Ne fu palese dimostrazione il D.M. del 5 agosto 1994 che determinava i programmi di educazione stradale da svolgersi nelle scuole di ogni ordine e grado. Tutto ciò non bastava, occorreva un cambio di prospettiva, non era più necessaria una materia specifica ma attività extracurricolari, flessibilità, trasversalità. Fu (anche) per questo emanata la Direttiva Ministeriale n. 58 del’8 febbraio 1996 che si propose di contribuire al mutuo scambio tra esperienza ed apprendimento, fornendo proposte tematiche ad ampio spettro: povertà, droga, AIDS, sottosviluppo, indebitamento, razzismo, criminalità, violenza, guerra, ecologia, mondializzazione, senza dimenticare i tradizionali temi costituzionali nell’ottica (ormai definitiva) dell’europeismo, grazie alla neonata Unione, con il trattato di Maastricht del 1992.
L’EDUCAZIONE CIVICA A SCUOLA: UNA NOVITÀ?  
di PASQUALE NASCENTI docente nella scuola primaria


Con la Riforma Moratti (L. 53/2003) le Indicazioni e i Profili educativi, culturali e professionali dello studente alla fine del primo e del secondo ciclo d’istruzione contenevano dimensioni e valori attinenti all’educazione alla convivenza civile, suddivisa in educazione alla cittadinanza, stradale, ambientale, alla salute, alimentare e all’affettività. Successivamente, con la Riforma Gelmini (L. 169/2008) che modificò profondamente l’assetto vigente, venne reintrodotta con la locuzione ’Cittadinanza e Costituzione’, per 33 ore annue (un’ora a settimana), senza incrementare l’orario scolastico ma all’interno dell’area storico-geografica-sociale e con voto specifico. Ai tradizionali temi si affiancano l’educazione ambientale, alla salute e stradale. La Riforma Renzi-Giannini (L. 107/2015) ne riprende gli elementi portanti, valorizzando la cittadinanza attiva e democratica, attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace, il rispetto delle differenze e il dialogo tra culture, la responsabilità, la solidarietà e la consapevolezza dei diritti e dei doveri. In questo rapido excursus non va dimenticato, a livello europeo, che la Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio (direttiva 962 del 18 dicembre 2006) incluse, tra le competenze chiave, le competenze sociali e civiche basate sulla “conoscenza dei concetti di democrazia, giustizia, uguaglianza, cittadinanza e diritti civili”. Infine, con la Raccomandazione del 22 maggio 2018 il Consiglio dell’Unione ha chiamato gli Stati membri a “promuovere l’educazione alla cittadinanza attiva e all’etica, nonché un clima di apertura in classe, per favorire comportamenti tolleranti e democratici, nonché competenze sociali, civiche e interculturali”. Il richiamo con i temi portanti dell’Agenda europea 2030 è molto forte. È il segno, proteso verso il futuro, che nell’educazione alla virtù civica confluiscano quell’insieme di fattori (conoscitivi, sentimentali e comportamentali) che, forse, più e meglio di ogni altra disciplina (forse anche più dell’IRC) possano toccare la vita concreta degli alunni e possano realizzare quelle che da sempre sono le attese comuni: realizzare quel mutuo scambio tra il Sapere e la Vita.
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2) I titoli rilasciati dall'ISSR come possono oggi essere spesi nell'ambito lavorativo ? Che riconoscibilità c'è           di questi titoli nell'ordinamento italiano ed europeo/internazionale ? 2)    Il titolo in Scienze religiose è ad oggi riconosciuto dallo Sato italiano come titolo universitario. Gli studi all’ISSR sono studi di livello universitario, con crediti formativi omologabili ai corsi di altre università e in parte sovrapponibili ad altre competenze. Attendiamo però dal MIUR indicazioni più precise su quale tipo di laurea rappresenta, quale ambito del sapere ricopre come titolo, anche in vista della partecipazione a qualche concorso: laurea in filosofia, in scienze dell’educazione, in psicologia...Il MIUR si è impegnato a dare una risposta a breve. In base al processo di Bologna, a cui partecipa il Vaticano, i titoli in scienze religiose e in teologia sono a tutti gli effetti lauree universitarie. Nel mondo tedesco e anglosassone hanno una loro identità e dignità e corrispondono a competenze universitarie riconosciute. Esistono nelle università statali corsi di teologia e/o di scienze delle religioni che abilitano a vari mestieri (come il ruolo di pastori in comunità religiose o docenti di religione o altro…). Anche in Spagna si è giunti al riconoscimento.3) Perchè privilegiare l'iscrizione all'ISSR piuttosto che alla facoltà di Teologia ? Cosa contraddistingue lo    studio delle Scienze Religiose ? 3)    Gli ISSR nascono come formazione di una conoscenza critica della tradizione cristiana da mettere a confronto con le scienze delle religioni e quindi con altre ermeneutiche del fatto religioso (psicologia sociologia, filosofia) e con altre religioni (introduzione all’islam, all’ebraismo…). Invece le Facoltà teologiche vogliono formare teologi, esperti del sapere critico proprio della fede cristiana e quindi dedicati al logos della fede. In tal senso chiede di sapere ebraico, greco e latino, per leggere direttamente le fonti della fede e del sapere derivato (tradizione) a partire dai testi rivelati. Invece l’ISSR si pensa più proiettato nel confronto col pluralismo religioso che caratterizza le nostre società. Di fatto, nella sistemazione del nostro piano di studi, abbiamo deciso a Milano di condividere nel triennio uno studio esteso del sapere critico della fede come via per provare un percorso di conoscenza critica e ragionevole dell’esperienza religiosa cristiana a cui appartiene la nostra storia, per specializzarsi nel biennio in un confronto con altre ermeneutiche del religioso e altre religioni. E’ chiaro che il mutamento epocale che viviamo chiederebbe di rivedere lo spazio dato allo studio delle religioni e alla fenomenologia del religioso, dotandosi di nuovi approcci al fenomeno religioso in base all’organizzazione del sapere di livello universitario (antropologia culturale, studio dei sistemi simbolici, nesso arte e esperienza religiosa, archeologia e storia delle religioni…). Lo strumento di accesso al fenomeno religioso non può essere più semplicemente un certo tipo di razionalità teologica (intracristiana) o una certa filosofia (occidentale)… come dice la nozione tutta nostra di “religione”. Ma si tratta di una sfida culturale di vasta portata, che lasciamo alle giovani e promettenti generazioni.4) L'ISSR di Milano, fondato nel 1961 dall' arcivescovo cardinale G.B.Montini, si avvia a festeggiare il 60° anno di attività. Quali sono i suoi punti di forza ? 4)    L’ISSR di Milano ha una lunga storia, molto istruttiva, fatta di tante variazioni di piano di studio, di coinvolgimento di docenti e competenze, di numero di alunni… Non è qui il luogo per rileggerla, ma certo è stata una storia ricca e travagliata. Oggi la risorsa più bella è quella di avere un gruppo di docenti appassionati e qualificati, che possano offrire un percorso formativo all’altezza della sfida dei tempi. E’ un sogni di molti ISSR: avere non solo un forte indirizzo pedagogico-didattico finalizzato all’IRC, ma anche indirizzi pastorali ministeriali, artistico-culturali o di cura spirituale del malato che possano formare competenze religioso-spirituali capaci di assumere compiti in vari ambiti di impegno nel nostro contesto pluralista: si pensi alla mediazione culturale e religiosa di altre etnie e religioni presenti sul territorio, all’accompagnamento di malati di altre religioni, al discernimento dei nuovi fenomeni religiosi (sette, magia…). Resta prezioso il servizio a tanti uditori di tutte le età che con passione ammirevole chiedono di approfondire la propria fede o tradizione religiosa. Ma bisogna dotarsi di strumenti per fronteggiare nuove sfide legate alla nostra cultura.
Il Crocifisso nelle aule e negli Uffici Pubblici  
di MARCELLO GIULIANO docente nella scuola primaria
Fuori di dubbio che anche l’Irc rientri tra le materie chiamate tutte a concorrere all’educazione dell’uomo, che è anche cittadino in una società e in uno stato. Personalmente, ho avviato lezioni all’interno di tutti i miei corsi nella Primaria, in collaborazione con le insegnanti di Alternativa. In una classe quarta, in occasione della ricollocazione di un crocifisso nuovo, ho scelto quello del Velasquez, ho presentato il significato del gesto in un edificio pubblico e di stato. Gli alunni di credo e cultura cristiani supponevano un motivo strettamente religioso. Ho potuto spiegare, con una breve ricostruzione artistica in Powerpoint, la storia del Crocifisso in Occidente e che, grazie alle sentenze della Corte d’Europa e del Tar del Lazio, il Crocifisso in Italia non è affisso alle pareti delle scuole, degli uffici pubblici, degli ospedali, dei tribunali o di altro luogo, per motivi di carattere religioso, ma a ricordo di quei valori comuni a tutta l’Europa: ‘tolleranza’, ‘rispetto reciproco’, ‘valorizzazione della persona’,  ‘affermazione dei suoi diritti’, ‘solidarietà umana’, ‘rifiuto di ogni discriminazione’. Questi  «valori (…) delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato» (TAR del Lazio 2005; Corte Europea 2011). Il Crocifisso ha, dunque, «una funzione simbolica altamente educativa…». Gli alunni di altra cultura, richiesti di un loro parere, si sono dimostrati molto contenti di vedere questo segno, che per loro indica accoglienza ed ispira serenità. Il Crocifisso si riferisce sì anche a valori che in passato furono espressi da una cultura religiosa, quale è quella cristiana, ma questi stessi valori, prima citati in elenco, oggi sono propri non solo della religione cristiana, bensì dei popoli europei in quanto tali, a prescindere dalla fede comune o individuale.   Nelle classi prime e seconde, ho avviato un percorso sul “La Natura intorno a noi”. Partendo da video appositamente preparati, abbiamo riconosciuto anche la bellezza dei nostri giardini, come di nostre piccole piantine, e, con le fotografie scattate dagli alunni, ho composto un video per ciascuna delle classi, arricchito da musiche classiche sul tema, molto apprezzate dagli alunni pur piccoli. I corsi sono proseguiti con una parte specifica per gli alunni avvalentesi dell’Irc. Nelle terze e quarte, ci siamo dedicati al tema “Schiavitù e libertà”. Lavorando sul Nabucco di Giuseppe Verdi, dal punto di vista storico, geografico, musicale, abbiamo imparato quel famoso Coro degli schiavi ebrei (Va’ pensiero) entrando nella spiritualità di coloro che, per cinquant’anni, si ritrovarono, come i loro antenati in Egitto, schiavi in Babilonia.


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ART. 24 CCNL 2016 COMUNITÀ EDUCANTE
la scuola è una comunità educante di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni. In essa ognuno, con pari dignità e nella diversità dei ruoli, opera per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio, in armonia con i princìpi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, approvata dall’ONU il 20 novembre 1989, e con i princìpi generali dell’ordinamento
Gli alunni, attraverso le note di Verdi e il libretto del Solera, si immedesimano artisticamente nel dolore della schiavitù per imparare cosa sia l’alto valore della libertà. Nelle quinte, partendo dal film “Vado a scuola” sulla fatica di ragazzini di cinque continenti, che affrontano sacrifici e pericoli di ogni genere, si apprezza che la scuola vale la fatica. Questo ci insegna che anche per noi, a maggior ragione, la scuola sia preziosa. I nostri occhi si trasfigurano, e, per gli avvalentesi, il percorso continua, ohimè in solitaria, senza gli alunni di alternativa, scoprendo, per analogia, cosa sia la trasfigurazione di Cristo. Non tanto la scuola è trasfigurata, quanto i nostri occhi vedono diversamente ciò che sembrava inutile fatica. Non tanto Cristo è trasfigurato, quanto i nostri occhi, nell’arte, lo intuiscono come Egli veramente è.   Ma se ci dovessimo ispirare, per realizzare tutto ciò, alla normativa che impone l’insegnamento dell’Educazione Civica, difficilmente perverremmo a questi risultati e mete. Sì, “la norma richiama il principio della trasversalità … (l’) educazione alla legalità … (la) consapevolezza dei diritti inalienabili dell’uomo e del cittadino … (la) conoscenza del dettato e dei valori costituzionali, ma anche del loro progredire storico, del dibattito filosofico e letterario”. Afferma non trattarsi di una disciplina, ma di un percorso che richiede poi conoscenza anche dei testi costituzionali lungo il progresso dell’apprendimento. Ma nei suoi ambiti (“COSTITUZIONE), non ricorre alcun riferimento al rapporto tra ‘Legge costituzionale’ e ‘coscienza’, ‘obiezione di coscienza’ e simili, raccomandando, però, che “i comportamenti quotidiani delle organizzazioni e delle persone devono sempre trovare coerenza con la Costituzione”. Nell’ambito dello SVILUPPO SOSTENIBILE il riferimento è l’Agenda 2030 dell’ONU, dove gli obiettivi non contemplano esplicitamente i termini ‘coscienza’, ‘morale’, essendo l’Agenda volta alla vita esterna alla persona, alla quale garantirebbe una vita migliore sulla terra. ‘Cultura’ compare una sola volta insieme a ‘scienza’ (Obiettivo n. 11). Assente il termine ‘religione’. Il futuro per l’uomo d’oggi nel “villaggio globale” è radicalmente estraneo al principio di continuità con quanto di meglio il passato possa aver insegnato all’uomo,  mentre il riferimento al ‘progredire storico’ è collegato solo allo ‘sviluppo dei ‘valori costituzionali nel tempo’. La scelta è per i ‘diritti fondamentali’, che restano un’espressione assai generica. L’ambito digitale, punta ad una nuova mens alternativa. Se nelle Indicazioni Nazionali per il Curriculo 2012, la dimensione spirituale compariva una volta sola, nell’Agenda 2030 ‘spiritualità’, ‘cultura’ e ‘scienza’ sono rimpiazzate dal termine tecnica o affini, i quali ricorrono otto volte. La frequenza o l’assenza di termini significheranno pur qualcosa.


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ART. 24 CCNL 2016 COMUNITÀ EDUCANTE
la scuola è una comunità educante di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni. In essa ognuno, con pari dignità e nella diversità dei ruoli, opera per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio, in armonia con i princìpi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, approvata dall’ONU il 20 novembre 1989, e con i princìpi generali dell’ordinamento
«Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi
di DILETTA DE LAURENTIIS docente nella scuola dell'Infanzia
«Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba». Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei (Laudato Si, Papa Francesco). È con queste parole che Papa Francesco apre la sua enciclica “Laudato sì”. Si tratta della seconda enciclica scritta da Bergoglio nel terzo anno del suo pontificato. Benchè porti la data del 24 maggio 2015, il testo è stato reso pubblico solo il 18 giugno successivo. Il nome “Laudato sì” deriva dal Cantico delle creature di San Francesco, che loda il signore per il creato. L'argomento principale trattato è l'interconnessione tra crisi ambientale della Terra e crisi sociale dell'umanità, ossia l'ecologia integrale: Papa Francesco ha precisato infatti che "non si tratta di un'enciclica verde ma di un'enciclica sociale"(Laudato Si, Papa Francesco). Il prezioso riferimento al Santo di Assisi è il sunto della portata di tale scritto in quanto esempio di dedizione, amore e cura verso ciò che è più debole, nonché di una ecologia integrale vissuta con gioia e autenticità. Uno spunto che può essere perfettamente utilizzato in ambito didattico e risultare spendibile per tutte le Uda anche e soprattutto nella scuola dell’Infanzia: le UDA nascono infatti come sperimentazione di percorsi innovativi nell’ambito delle Indicazioni Nazionali 2012 nella cui appendice presentano le Integrazioni alle indicazioni nazionali relative all’Irc, come da D.P.R. dell’11 febbraio 2010. Presentandosi come un ambiente capace di accogliere le diversità e di promuovere le potenzialità di tutti i bambini, è fondamentale per la scuola dell’infanzia trattare tematiche etico-ambientali in quanto accoglie i bambini fra i tre e i sei anni, fascia d’età nella quale gli alunni esprimono una grande ricchezza di bisogni ed emozioni che va nutrita di stimoli e risposte esperienziali: sono pronti ad incontrare e sperimentare nuovi linguaggi e pongono a se stessi, ai coetanei e agli adulti domande impegnative e inattese. I bambini inoltre osservano e interrogano la natura ed elaborano le prime ipotesi sulle cose, sugli eventi, sul corpo, sulle relazioni, sulla lingua, sui diversi sistemi simbolici e sui media, dei quali spesso già fruiscono non soltanto e non sempre in modo passivo. La scuola dunque si pone la finalità di promuovere nei bambini lo sviluppo dell'identità, dell'autonomia, della competenza e li avvia alla cittadinanza. È per questo che, presentare la figura di San Francesco partendo dall’incipit dell’enciclica di Bergoglio, può essere un valido spunto per traghettare i piccoli alunni verso un’importante competenza: osservare con meraviglia ed esplorare con curiosità il mondo, riconosciuto dai cristiani e da tanti uomini religiosi come dono di Dio Creatore per sviluppare sentimenti di responsabilità nei confronti della realtà, abitandola con fiducia e speranza.


ART. 24 CCNL 2016 COMUNITÀ EDUCANTE
la scuola è una comunità educante di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni. In essa ognuno, con pari dignità e nella diversità dei ruoli, opera per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio, in armonia con i princìpi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, approvata dall’ONU il 20 novembre 1989, e con i princìpi generali dell’ordinamento
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Il prezioso intento è quello di avvicinare i bambini, fin da piccoli, alla natura, ai suoi ritmi, ai suoi tempi, alle sue manifestazioni, cercando di consegnare loro in tal modo, un ambiente da esplorare, conoscere, rispettare ed amare. Solo attraverso sfide educative di tale importanza e basate sull’esperienzialità, è possibile aiutare i bambini a crescere nella solidarietà e nel rispetto non solo del prossimo quanto e soprattutto nel rispetto della natura, del creato. Nell’urgenza suggerita dalla nuova sensibilità green, la Laudato si’ può quindi fornire gli strumenti giusti per indirizzare e preparare ad una educazione sempre più ecologica. “Una educazione scolastica nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria pone semi che possono produrre effetti lungo tutta la vita”, sottolinea -  il Papa – “l’importanza della famiglia, perché è il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta e può svilupparsi secondo le esigenze di un’autentica crescita umana. Contro la cosiddetta cultura della morte, la famiglia costituisce la sede della cultura umana”. È in vero nella famiglia che si coltivano le prime abitudini di amore e cura per la vita, come per esempio l’uso corretto delle cose, l’ordine, la pulizia, il rispetto per l’ecosistema locale e la protezione di tutte le creature. La famiglia è il luogo della formazione integrale, dove si dispiegano i diversi aspetti, intimamente relazionati tra di loro, della maturazione personale. Nella famiglia si impara a chiedere permesso senza prepotenza, a dire grazie, come espressione di sentito apprezzamento per le cose che riceviamo, a dominare l’aggressività o l’avidità, e a chiedere scusa quando facciamo qualcosa di male. Di fronte all’urgenza di una educazione globale, abbiamo bisogno di lavorare per realizzare una nuova visione dell’educazione che offra un’esperienza ricca di significato, cioè capace di “dare forma” a una “buona persona” e a una “buona società”, in una visione etica dell’educazione. L’educazione è una pratica, e ciò richiede una teoria che le dia forma. Una efficace teoria dell’educazione dovrebbe aiutare i giovani a dare forma alla loro vita, a far fiorire tutte le dimensioni esistenziali della vita: cognitive, sociali, affettive, spirituali, etiche e politiche (MIUR, 2012). Non può, cioè, essere ridotta al mero piano dell’istruzione, che resta solo una delle dimensioni del complesso fenomeno educativo. Deve, inoltre, muovere i sentimenti e i valori che danno forma alla comunità: responsabilità e solidarietà devono diventare strutturali, così da fondare una “grammatica” per l’azione civica. Ecco perché scuola e famiglia, unite nell’educazione e nella collaborazione reciproca, possono risultare perno fondamentale per una cultura della vita fondata sui valori etici di amore e rispetto partendo, perché no, da problematiche quanto mai attuali: l’ecologia integrale suggerita da Papa Francesco vuole ribadire questo fondamentale monito invitandoci ad una visone integrale della vita a partire dalla convinzione che tutto nel mondo è connesso e che, come ci ha ricordato l’attuale pandemia, siamo interdipendenti gli uni dagli altri oltre che dipendenti della nostra madre terra imparandolo fin da bambini.


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2) I titoli rilasciati dall'ISSR come possono oggi essere spesi nell'ambito lavorativo ? Che riconoscibilità c'è           di questi titoli nell'ordinamento italiano ed europeo/internazionale ? 2)    Il titolo in Scienze religiose è ad oggi riconosciuto dallo Sato italiano come titolo universitario. Gli studi all’ISSR sono studi di livello universitario, con crediti formativi omologabili ai corsi di altre università e in parte sovrapponibili ad altre competenze. Attendiamo però dal MIUR indicazioni più precise su quale tipo di laurea rappresenta, quale ambito del sapere ricopre come titolo, anche in vista della partecipazione a qualche concorso: laurea in filosofia, in scienze dell’educazione, in psicologia...Il MIUR si è impegnato a dare una risposta a breve. In base al processo di Bologna, a cui partecipa il Vaticano, i titoli in scienze religiose e in teologia sono a tutti gli effetti lauree universitarie. Nel mondo tedesco e anglosassone hanno una loro identità e dignità e corrispondono a competenze universitarie riconosciute. Esistono nelle università statali corsi di teologia e/o di scienze delle religioni che abilitano a vari mestieri (come il ruolo di pastori in comunità religiose o docenti di religione o altro…). Anche in Spagna si è giunti al riconoscimento.3) Perchè privilegiare l'iscrizione all'ISSR piuttosto che alla facoltà di Teologia ? Cosa contraddistingue lo    studio delle Scienze Religiose ? 3)    Gli ISSR nascono come formazione di una conoscenza critica della tradizione cristiana da mettere a confronto con le scienze delle religioni e quindi con altre ermeneutiche del fatto religioso (psicologia sociologia, filosofia) e con altre religioni (introduzione all’islam, all’ebraismo…). Invece le Facoltà teologiche vogliono formare teologi, esperti del sapere critico proprio della fede cristiana e quindi dedicati al logos della fede. In tal senso chiede di sapere ebraico, greco e latino, per leggere direttamente le fonti della fede e del sapere derivato (tradizione) a partire dai testi rivelati. Invece l’ISSR si pensa più proiettato nel confronto col pluralismo religioso che caratterizza le nostre società. Di fatto, nella sistemazione del nostro piano di studi, abbiamo deciso a Milano di condividere nel triennio uno studio esteso del sapere critico della fede come via per provare un percorso di conoscenza critica e ragionevole dell’esperienza religiosa cristiana a cui appartiene la nostra storia, per specializzarsi nel biennio in un confronto con altre ermeneutiche del religioso e altre religioni. E’ chiaro che il mutamento epocale che viviamo chiederebbe di rivedere lo spazio dato allo studio delle religioni e alla fenomenologia del religioso, dotandosi di nuovi approcci al fenomeno religioso in base all’organizzazione del sapere di livello universitario (antropologia culturale, studio dei sistemi simbolici, nesso arte e esperienza religiosa, archeologia e storia delle religioni…). Lo strumento di accesso al fenomeno religioso non può essere più semplicemente un certo tipo di razionalità teologica (intracristiana) o una certa filosofia (occidentale)… come dice la nozione tutta nostra di “religione”. Ma si tratta di una sfida culturale di vasta portata, che lasciamo alle giovani e promettenti generazioni.4) L'ISSR di Milano, fondato nel 1961 dall' arcivescovo cardinale G.B.Montini, si avvia a festeggiare il 60° anno di attività. Quali sono i suoi punti di forza ? 4)    L’ISSR di Milano ha una lunga storia, molto istruttiva, fatta di tante variazioni di piano di studio, di coinvolgimento di docenti e competenze, di numero di alunni… Non è qui il luogo per rileggerla, ma certo è stata una storia ricca e travagliata. Oggi la risorsa più bella è quella di avere un gruppo di docenti appassionati e qualificati, che possano offrire un percorso formativo all’altezza della sfida dei tempi. E’ un sogni di molti ISSR: avere non solo un forte indirizzo pedagogico-didattico finalizzato all’IRC, ma anche indirizzi pastorali ministeriali, artistico-culturali o di cura spirituale del malato che possano formare competenze religioso-spirituali capaci di assumere compiti in vari ambiti di impegno nel nostro contesto pluralista: si pensi alla mediazione culturale e religiosa di altre etnie e religioni presenti sul territorio, all’accompagnamento di malati di altre religioni, al discernimento dei nuovi fenomeni religiosi (sette, magia…). Resta prezioso il servizio a tanti uditori di tutte le età che con passione ammirevole chiedono di approfondire la propria fede o tradizione religiosa. Ma bisogna dotarsi di strumenti per fronteggiare nuove sfide legate alla nostra cultura.
Educazione civica e irc: la cittadinanza digitale di ANDREA ROBERT docente nella Scuola Secondaria di II Grado
Tra le novità di quest’anno c’è sicuramente l’introduzione (o meglio, la reintroduzione) di educazione civica all’interno del percorso di studi della scuola secondaria. Si possono fare molte considerazioni su questa materia: è un’opportunità? È una cosa piovuta dal cielo senza organizzazione e senza materiali? È un’aggiunta di moduli da riempire? Più che parlare di questo – anche perché penso che la realtà sia piuttosto differente a seconda della scuola presa in considerazione – volevo provare ad avviare una riflessione sul contributo che una materia come la nostra può dare all’educazione civica, nel caso specifico sul tema della cittadinanza digitale. È un argomento di un’attualità impressionante per almeno due motivi: il primo è l’anno appena trascorso. Abbiamo istituzionalizzato la didattica a distanza: il virtuale è stato il luogo di incontro per moltissimi alunni e insegnanti. Se non ci fossero state applicazioni quali Meet, Skype, Zoom e Teams non riesco a pensare come sarebbe stato possibile rimanere in contatto con i nostri studenti. Il secondo motivo è un semplice dato di fatto: dalla secondaria di primo grado, praticamente, i nostri alunni sono immersi in una realtà della quale noi conosciamo pochissimo. Poco più di dieci anni fa ero ancora al liceo e Facebook sembrava una piattaforma avveniristica: oggi è visto come un social “per i vecchi” (parole loro!) ed è stato soppiantato da Instagram, Tik Tok e chissà quante altre cose. Sempre più ricerche hanno ormai rilevato come gli adolescenti trascorrano diverse ore al giorno tra smartphone e internet: stiamo parlando di ore al giorno. Si può dire che una buona parte della loro vita (e forse anche della nostra) sia spesa online. Internet (e di conseguenza il virtuale) è un’opportunità, una grandissima opportunità; al tempo stesso però è anche uno strumento relativamente nuovo. Esiste ormai da decenni ma non ha finito di dispiegare tutto il suo potenziale: e come con tutti gli strumenti nuovi si può dire che siamo entrati in un territorio inesplorato. E questo vale per due motivi: a livello etico e a livello scolastico. A livello etico perché non abbiamo ancora ben chiare le implicazioni e le conseguenze offerte dalle possibilità del suo utilizzo (due esempi su tutti: le tematiche del diritto all’oblio e dell’intelligenza artificiale); a livello scolastico perché il più delle volte noi insegnanti associamo internet a classroom o alle mail. Non è il linguaggio parlato dagli adolescenti di oggi. Ultimamente sento fortissima l’impressione che tra il mondo degli adolescenti e quello degli insegnanti (chiamati a essere educatori, ricordiamolo) ci sia uno scarto quasi incolmabile quando si parla di vita concreta. L’insegnante può spiegare le cose, ma non viene visto come qualcuno in grado di dire qualcosa di significativo per la loro vita. Questo non vale per tutti e sto generalizzando, me ne rendo conto, ma pensiamo ad esempio alla distanza che c’è tra i vari corsi di educazione all’affettività e alla sessualità in un mondo dove – sempre grazie a internet – la pornografia è a portata di mano.


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2) I titoli rilasciati dall'ISSR come possono oggi essere spesi nell'ambito lavorativo ? Che riconoscibilità c'è           di questi titoli nell'ordinamento italiano ed europeo/internazionale ? 2)    Il titolo in Scienze religiose è ad oggi riconosciuto dallo Sato italiano come titolo universitario. Gli studi all’ISSR sono studi di livello universitario, con crediti formativi omologabili ai corsi di altre università e in parte sovrapponibili ad altre competenze. Attendiamo però dal MIUR indicazioni più precise su quale tipo di laurea rappresenta, quale ambito del sapere ricopre come titolo, anche in vista della partecipazione a qualche concorso: laurea in filosofia, in scienze dell’educazione, in psicologia...Il MIUR si è impegnato a dare una risposta a breve. In base al processo di Bologna, a cui partecipa il Vaticano, i titoli in scienze religiose e in teologia sono a tutti gli effetti lauree universitarie. Nel mondo tedesco e anglosassone hanno una loro identità e dignità e corrispondono a competenze universitarie riconosciute. Esistono nelle università statali corsi di teologia e/o di scienze delle religioni che abilitano a vari mestieri (come il ruolo di pastori in comunità religiose o docenti di religione o altro…). Anche in Spagna si è giunti al riconoscimento.3) Perchè privilegiare l'iscrizione all'ISSR piuttosto che alla facoltà di Teologia ? Cosa contraddistingue lo    studio delle Scienze Religiose ? 3)    Gli ISSR nascono come formazione di una conoscenza critica della tradizione cristiana da mettere a confronto con le scienze delle religioni e quindi con altre ermeneutiche del fatto religioso (psicologia sociologia, filosofia) e con altre religioni (introduzione all’islam, all’ebraismo…). Invece le Facoltà teologiche vogliono formare teologi, esperti del sapere critico proprio della fede cristiana e quindi dedicati al logos della fede. In tal senso chiede di sapere ebraico, greco e latino, per leggere direttamente le fonti della fede e del sapere derivato (tradizione) a partire dai testi rivelati. Invece l’ISSR si pensa più proiettato nel confronto col pluralismo religioso che caratterizza le nostre società. Di fatto, nella sistemazione del nostro piano di studi, abbiamo deciso a Milano di condividere nel triennio uno studio esteso del sapere critico della fede come via per provare un percorso di conoscenza critica e ragionevole dell’esperienza religiosa cristiana a cui appartiene la nostra storia, per specializzarsi nel biennio in un confronto con altre ermeneutiche del religioso e altre religioni. E’ chiaro che il mutamento epocale che viviamo chiederebbe di rivedere lo spazio dato allo studio delle religioni e alla fenomenologia del religioso, dotandosi di nuovi approcci al fenomeno religioso in base all’organizzazione del sapere di livello universitario (antropologia culturale, studio dei sistemi simbolici, nesso arte e esperienza religiosa, archeologia e storia delle religioni…). Lo strumento di accesso al fenomeno religioso non può essere più semplicemente un certo tipo di razionalità teologica (intracristiana) o una certa filosofia (occidentale)… come dice la nozione tutta nostra di “religione”. Ma si tratta di una sfida culturale di vasta portata, che lasciamo alle giovani e promettenti generazioni.4) L'ISSR di Milano, fondato nel 1961 dall' arcivescovo cardinale G.B.Montini, si avvia a festeggiare il 60° anno di attività. Quali sono i suoi punti di forza ? 4)    L’ISSR di Milano ha una lunga storia, molto istruttiva, fatta di tante variazioni di piano di studio, di coinvolgimento di docenti e competenze, di numero di alunni… Non è qui il luogo per rileggerla, ma certo è stata una storia ricca e travagliata. Oggi la risorsa più bella è quella di avere un gruppo di docenti appassionati e qualificati, che possano offrire un percorso formativo all’altezza della sfida dei tempi. E’ un sogni di molti ISSR: avere non solo un forte indirizzo pedagogico-didattico finalizzato all’IRC, ma anche indirizzi pastorali ministeriali, artistico-culturali o di cura spirituale del malato che possano formare competenze religioso-spirituali capaci di assumere compiti in vari ambiti di impegno nel nostro contesto pluralista: si pensi alla mediazione culturale e religiosa di altre etnie e religioni presenti sul territorio, all’accompagnamento di malati di altre religioni, al discernimento dei nuovi fenomeni religiosi (sette, magia…). Resta prezioso il servizio a tanti uditori di tutte le età che con passione ammirevole chiedono di approfondire la propria fede o tradizione religiosa. Ma bisogna dotarsi di strumenti per fronteggiare nuove sfide legate alla nostra cultura.
Quanti di questi corsi tengono conto di questa realtà? Ancora troppo pochi, limitandosi a fornire delle informazioni che sono sì interessanti, ma rimangono su un binario parallelo. Avrete intuito che ci sarebbe tantissimo da dire: lo spazio però è poco. Mi limito solo a una provocazione conclusiva (in senso buono): noi parliamo di «cittadinanza digitale». Penso che un ottimo punto di partenza sia proprio il ragionare su questo accostamento: internet e il virtuale non sono un luogo privo di regole (e anche qui ci sarebbe parecchio da discutere). Gli utenti sono “cittadini” di questo nuovo mondo nel quale alla base deve sempre esserci il rispetto e il riconoscimento della dignità dell’altra persona. Il cyberbullismo, la pornografia, l’online shaming e tutti questi fenomeni nascono proprio dalla negazione della dignità dell’altro. E allora noi, in quanto insegnanti di religione e cittadini inseriti in una società, forse abbiamo qualcosa da dire a chi si affaccia a questo mondo. Forse anche più di tante altre persone…
Continua da pag. 6Nelle scuole del secondo ciclo, l'insegnamento e' affidato ai docenti abilitati all'insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche, ove disponibili nell'ambito dell'organico dell'autonomia. 5. Per ciascuna classe e' individuato, tra i docenti a cui e' affidato l'insegnamento dell'educazione civica, un docente con compiti di coordinamento. 6. L'insegnamento trasversale dell'educazione civica e' oggetto delle valutazioni periodiche e finali previste dal decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, e dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2009, n. 122. Il docente coordinatore di cui al comma 5 formula la proposta di voto espresso in decimi, acquisendo elementi conoscitivi dai docenti a cui e' affidato l'insegnamento dell'educazione civica. 7. Il dirigente scolastico verifica la piena attuazione e la coerenza con il Piano triennale dell'offerta formativa. 8. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare incrementi o modifiche dell'organico del personale scolastico, ne' ore d'insegnamento eccedenti rispetto all'orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti. Per lo svolgimento dei compiti di coordinamento di cui al comma 5 non sono dovuti compensi, indennita', rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati, salvo che la contrattazione d'istituto stabilisca diversamente con oneri a carico del fondo per il miglioramento dell'offerta formativa. 9. A decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all'entrata in vigore della presente legge, sono abrogati l'articolo 1 del decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169,, nonche' il comma 4 dell'articolo 2 e il comma 10 dell'articolo 17 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62.
LEGGI QUI TUTTA LA LEGGE


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Cittadinanza-Costituzione Educazione Civica: Intervista prof. Penasadi ELENA SANTAGOSTINIdocente nella Scuola Primaria
Nell’ambito del rapporto IRC – Educazione Civica la realtà pavese offre un’esperienza unica, ormai consolidata da undici anni che permette ai ragazzi di vivere gli articoli della Costituzione Italiana e gli obiettivi dell’Agenda 2030, attraverso il rapporto diretto con le locali associazioni di volontariato. Entusiasta ideatore e trascinatore è il Professor Pierluigi Penasa, docente di Religione Cattolica da quasi trent’anni, da quindici all’Istituto Volta di Pavia.1. Professore, quale è stata la genesi di una realtà tanto complessa? L’idea nasce “per strada”! Mi sono sempre impegnato sul campo, partecipando attivamente alle associazioni di volontariato ed ai percorsi formativi per adulti; una sera del maggio 2009, tornando da uno di questi incontri, mi sono detto: “Ci sono sempre i soliti volti! Basta! Voglio fare qualcosa per i giovani! Devo coinvolgere loro!”. Così ho declinato, nel concreto ambito scolastico, la legge 169 del 30/10/2008 che prevedeva l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione: ho pensato a laboratori interattivi per studenti, tenuti da una ventina di associazioni umanitarie locali, utilizzando gli spazi della Casa del Giovane (comunità di accoglienza fondata dal Venerabile Don Enzo Boschetti). Un particolare ringraziamento alla Dirigente Scolastica dell’epoca, Franca Bottaro, che ha sostenuto sin da principio il concretizzarsi del progetto ed a quella attuale, Paola Bellati, che ne ha permesso la prosecuzione.2. In cosa consiste precisamente il progetto? Il percorso, denominato per dieci anni (2010-2020) “Cittadinanza-Costituzione” e, dopo l’entrata in vigore del Decreto Ministeriale 35 del 22/6/2020, “Cittadinanza-Costituzione Educazione Civica”, si inscrive nel più ampio progetto d’Istituto “Volta nel Mondo” e coinvolge una ventina di associazioni di volontariato chiamate ad organizzare laboratori interattivi per le classi delle Scuole Secondarie di Pavia e Provincia. Tale esperienza permette di acquisire formazione su specifiche tematiche (legalità, integrazione, sostenibilità, disagio e rieducazione, mercato equo, bene comune, pace nonviolenza…), di sperimentare forme di partecipazione attiva alla vita e di indagare e assimilare specifici articoli della nostra Costituzione e da quest’anno anche gli obiettivi dell’Agenda 2030. Solitamente si dedicano quattro mattine alle sole classi terze delle Scuole Secondarie di Primo Grado e cinque alle classi di Secondo Grado. Il riscontro è stato immediatamente favorevole: circa ottantun classi ogni anno (200-230 studenti al giorno) hanno aderito. Questi numeri necessitano di un’organizzazione molto efficiente, per la quale si coinvolgono anche un’ottantina di studenti dell’Istituto Volta, riuniti nello “Staff Volta”, formato per costituire un supporto alle attività. I laboratori sono ideati ad hoc per coinvolgere attivamente i ragazzi; quest’anno, la situazione pandemica, ha imposto la necessità di organizzare le attività da remoto. Questa è stata un’ulteriore sfida, affrontata e superata coinvolgendo comunque gli studenti in una partecipazione attiva (per esempio facendoli mettere in gioco


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attraverso Kahoot): sono stati attivati cento laboratori con la partecipazione di cinquanta classi.3. Come si svolge la giornata? In presenza per dieci anni ci si ritrovava insieme alle 8.30 nel salone della Casa del Giovane per un momento introduttivo durante il quale si spiegavano il progetto ed i dettagli dell’organizzazione; poi ogni classe partecipava a tre laboratori da cinquantacinque minuti l’uno. Infine alle 12.10 ancora tutti insieme nel salone: era questo un momento di grande coinvolgimento ed aggregazione, poiché si chiedeva ad ognuno di scrivere una frase, un pensiero, una considerazione su dei post-it dai quali si creavano dei cartelloni. L’impatto visivo ed emotivo era fortissimo! Li conservo tutti! Sono circa centottanta! Con circa 22.000 messaggi! Quest’anno lo svolgimento da remoto ha previsto, per ogni classe, due laboratori interattivi, con sfide ed attività; si sono mantenuti il momento introduttivo e quello conclusivo e si sono creati cartelloni virtuali. La fatica maggiore è stata quella di motivare le associazioni e, a livello tecnico, organizzare tutte le connessioni; ma siamo stati pienamente ripagati, poiché ancora una volta si è concretamente constatato che il seme è stato gettato.4. Ci sono esperienze, ricordi particolarmente cari in questi ormai undici anni di esperienza? In generale constatare che tanti ragazzi, venuti a contatto con le varie associazioni operanti sul territorio, si sono successivamente avvicinati ed impegnati nel volontariato. In particolare ricordo due eventi: il primo risale all’articolo di Avvenire del 2/3/2019 dove si sottolineava l’unicità del progetto, proprio solo della nostra città, evidenziando che, grazie a questa esperienza, Cittadinanza e Costituzione non si studiano sui banchi, ma si sperimentano nella vita. Inoltre si poneva l’attenzione alla completa gratuità dell’evento che permette ogni anno di generare un valore che, se monetizzato corrisponderebbe a circa 30.000€. L’altro momento speciale è stata la risposta del Consigliere Direttore dell’Ufficio di Segreteria del Presidente della Repubblica all’invito rivolto al Capo dello Stato per l’edizione 2019: non potendo egli presenziare, per impegni precedentemente presi, la lettera del 2/9/2019 affermava: “Tale iniziativa contribuisce a far conoscere fin dalla più giovane età e nel corso dell’esperienza scolastica i valori sui quali si fonda la nostra Repubblica e il suo ordinamento democratico. La Carta costituzionale è la carta d’identità degli italiani: qualcosa che appartiene a ciascuno di noi e nella quale tutti ci riconosciamo”.


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PROGETTO PANE NOSTROdi MARIELLA POMPEIdocente nella Scuola Secondario di Primo Grado
Tutte le volte che noi Idr abbiamo parlato di giustizia sociale, dei diritti umani, rispetto della persona, rispetto dell'ambiente, emancipazione femminile, solidarietà, sussidiarietà e via dicendo, non abbiamo forse fatto Educazione Civica? In questo contesto, mi è sembrato interessante, portare a conoscenza dei nostri lettori un lodevole progetto.  Il Progetto si chiama “Pane Nostro”, è un’iniziativa pensata dal Vescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, da sempre attento a ciò che riguarda il Territorio, l’aspetto sociale e culturale. Fondamentalmente l’idea era quella di aggiungere oltre al cibo e all’alimentazione degli aspetti educativi, temi da portare proprio all’interno delle Scuole Primarie e Secondarie di I Grado di Torino. Da un’idea inizialmente teorica, il Vescovo ha coinvolto l’Ufficio Scuola di Torino e la Caritas, in modo tale che insieme, si potesse sviluppare, organizzare e rendere realizzabile questa idea. Da lì a poco entra nel Progetto il Banco Alimentare del Piemonte Onlus, e tutte le Parrocchie. Possiamo dire che l’idea di fondo è stata quella di pensare ad una Scuola profondamente inserita in un Territorio. Quindi una Scuola non autosufficiente, autoreferenziale, ma una Scuola che si apre sempre di più al Territorio, una Scuola che interagisce con i soggetti del Territorio, associazioni, parrocchie, circoscrizioni, enti vari, e quindi realizza le sue finalità, mantenendo anche un dialogo col costante. Decisamente importante il supporto del Banco Alimentare del Piemonte Onlus, innanzitutto, per quanto attiene alla logistica, quindi tutta l’organizzazione in merito ai trasporti, ai materiali, ma anche per gli spunti a livello dei contenuti e dei valori che sono entrati nell’idea del progetto “Pane Nostro”. Il progetto nasce per la prima volta nel febbraio del 2019, ottenendo un discreto risultato, ma chiaramente si trattava di una prima fase di sperimentazione. Il secondo anno, proprio a marzo del 2020, ed eravamo entrati in piena pandemia, per cui è sfumato prima ancora di prendere vita. Il terzo anno, tra febbraio e marzo di quest’anno, ossia nel 2021, con la pandemia in atto, non è stato possibile dare spazio alla progettualità che si era prefissata. Il progetto non ha, dunque, la finalità solo ad aiutare, ma di far acquisire agli alunni quelle competenze che riguardano il rapporto con il cibo: scelta, consumo, spreco, qualità. Un progetto, dunque, che ha come priorità vari aspetti educativi partendo dall’idea di fondo di Condivisione. Una parola diversa, da quelle che si potevano usare come Solidarietà, Carità, Aiutare, la parola Condivisione, infatti, esprime meglio il valore che si vorrebbe trasmettere. Un’altra parola importante a cui viene data importanza è la parola “Dono”. Però, mentre Condivisione mette sullo stesso piano chi dona e chi riceve, tutti condividiamo qualcosa, e poi condividere dice proprio quel mettere insieme qualcosa di mio e di tuo, farlo diventare ‘nostro’, da più l’idea di costruire una relazionalità, una socialità.  In secondo piano entrano in gioco anche altri valori, l’attenzione al cibo, che si può sviluppare da questa iniziativa, da una corretta alimentazione, lotta allo spreco, tutte cose che possono entrare, ma nell’idea della 


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Condivisione, dietro c’è anche l’idea di persona. Come mi faceva notare il Direttore dell’Ufficio Scuola di Torino don Roberto Gottardo, quando mi presentò il progetto, sicuramente Papa Francesco avrebbe utilizzato la parola Fratellanza, prima di pensare che siamo ricchi e poveri, siamo fratelli e sorelle, e quindi la parola più giusta fra fratelli e sorelle è quella di condividere. L’idea del titolo “Pane Nostro”, quel Pane Nostro, non pane mio, né tuo; Pane Nostro, dice il Noi, dice anche che l’esperienza del cibo o è qualche cosa di condiviso o non è più neanche pane, diventa alimento, carboidrati, ma Pane diventa cultura, relazione, fa parte della natura del pane essere per noi, e non mio, un pane che nutre e fa gioire i cuori. È un Progetto che ha a che fare con il tema delle Competenze. Porto il cibo a Scuola, a Scuola dev’essere raccolto, suddiviso, pesato, inscatolato, etichettato, tutto questo può essere utilizzato dagli insegnanti anche per quei compiti che oggi vengono definiti come Compito di realtà, quelli che dovrebbero verificare le competenze, perché lì c’è il coinvolgimento vero degli alunni, si partecipa attivamente, quanto pesa la scatola, quanti prodotti devo ancora inserire nella scatola. In altre parole, qui permette all’insegnante di sfruttare l’impegno dell’alunno nel Progetto anche in un’ottica di sviluppo di competenze pratiche, ma anche capacità di collaborare o fare delle cose insieme. Nella Scuola dove io insegno, l’I.C. Marconi-Antonelli di Torino, la Dirigente Scolastica, la dott.ssa G. Caputo, ha subito abbracciato il Progetto. Pertanto, io e la collega Calogera Florinda Tricoli per la nostra Scuola Marconi-Antonelli, abbiamo coinvolto i nostri alunni a questo Progetto “Pane Nostro”, proprio perché l’idea di cittadinanza attiva è stata recepita immediatamente e con entusiasmo, speriamo di ripeterlo in futuro, liberi da Ordinanze e Virus.


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TRE FILM PER TRE PILASTRI: per una riflessione trasversale di RICCARDO SCIANNIMANICO Laureando in in media management UniCatt.
Anime nere – Francesco Munzi (2014) Per l’educazione ai principi della legalità vi consiglio il film Anime nere, che mostra il rapporto di tre fratelli con la ‘ndrangheta: Luigi è un trafficante di droga internazionale; Rocco, grazie al denaro sporco dell’altro, è un imprenditore; Luciano, invece, è agricoltore e allevatore. La loro personalità rappresenta i poli opposti e il centro perfetto: Luigi è un criminale incosciente, Rocco è più composto e cauto, mentre Luciano vuole tenere se stesso e, invano, il figlio Leo fuori dalla ‘ndrangheta. Leo, però, è un giovane con carattere rancoroso e impulsivo, non a caso si lega allo zio Luigi. Quando costui muore, il ragazzo va in cerca di vendetta, andando incontro a una triste sorte. Cos’è la giustizia e chi può essere una guida in un ambiente simile? Nascendo in un contesto di criminalità, in cui vale la legge del più forte, Leo preferisce l’egida dello zio Luigi, che gli insegna che rispetto è sinonimo di terrore. Luciano è il classico “buono per paura” che non riesce a educare a dovere il figlio all’insegna dei valori della vita perché non li conosce. Le ambientazioni del film sono disseminate di icone cristiane. Ma come distinguere i veri valori religiosi? “Porgi l’altra guancia”, “Amatevi gli uni e gli altri come io ho amato voi” appaiono in forte contrasto con l’etica criminale che pure distorce il Vangelo, offrendone una rilettura a proprio uso e consumo. Per ricordare che la vita è un dono da sfruttare con cautela, ecco che IRC ed educazione civica possono concorrere a delineare un progetto, rileggendo i messaggi contenuti nella Costituzione e nelle Scritture.


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Disconnect – Henry Alex Rubin (2012) Per la cittadinanza digitale leggiamo la lezione che ci impartisce Disconnect attraverso tre storie. Nella prima assistiamo agli effetti della viralità di una videochat tra una giornalista e uno spogliarellista minorenne, che scatena l’intervento dell’FBI; nella seconda seguiamo l’episodio di cyberbullismo che affligge Ben dopo che è stato raggirato da alcuni compagni; nella terza assistiamo al furto di una carta di credito online appartenente alla coppia di coniugi Derek e Cindy. Il film è chiaro: nessuno di noi è tutelato online, né i più giovani, che si ritengono più pratici, né i più adulti, che si ritengono più maturi. Viene, inoltre, sottolineata la vastità della debolezza dell’essere umano, sia online che nella vita reale. Nella prima storia, Kyle fa lo spogliarellista per mantenersi economicamente, essendo fuggito da casa, e la giornalista pubblica l’intervista online per dimostrare il proprio valore professionale; nella seconda storia, Ben è solo e ha bisogno di relazioni umane, ma lo è anche uno dei ragazzi che gestiscono il profilo fake con cui egli si interfaccia, infatti la chat che i due intrattengono è genuina; infine, nella terza storia, i coniugi hanno perduto il figlio in culla e Cindy utilizza la rete per delle sedute psichiatriche, ma è vittima del furto della sua carta di credito. Ecco, quindi, che il film mostra un mondo che si rivela debole, più che malvagio. L'uomo la cui consapevolezza appare debole risulta più influenzabile ed esposto al pericolo. Come coltivare la formazione dell'essere umano, oggi? La scuola è ancora luogo dove si forma la persona o ha ceduto il passo all'aspetto nozionistico del sapere? L’educazione civica può esplicitare quei contenuti propri dell'IRC che tendono a formare una coscienza sociale, per rafforzare la civiltà?


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Au hasard Balthazar – Robert Bresson (1966) Per l’educazione ambientale possiamo affidarci alle mani esperte di Robert Bresson, che nel 1966 ha firmato il suo capolavoro assoluto. Il film racconta la storia dell’asino Balthazar e dei suoi vicendevoli padroni, la maggior parte dei quali violenti. Inoltre, Marie, con cui l’asino passa molto tempo, mostra inizialmente affezione nei suoi confronti; poi, però, quando ella cresce e l’asino, dopo aver vissuto le peggiori avventure, torna da lei, questa lo tratta con indifferenza. Bresson invita tutti noi a ripensare al nostro ruolo sul pianeta. Nella Genesi possiamo leggere che Dio creò gli animali, l’uomo e la donna in un progetto di armonia e cura reciproca. Oggi l’essere umano sembra dimenticarsene, imponendo la propria supremazia sul creato e disponendone come meglio crede. Ecco che è evidente una contraddizione: Balthazar, stato acquistato da uomini, cercato e voluto, viene trattato con violenza e indifferenza. Curioso il passaggio in cui Balthazar, che lavora presso il circo, dimostra una spiccata intelligenza nei calcoli matematici, confutando di fatto le teorie che considerano l’uomo un “animale intelligente”. La figura dell’asino, offre evidenti richiami cristologici: Balthazar viene battezzato dai primi padroni con rito cristiano; riceve da Marie una corona di allora prima di finire tra le grinfie di padroni violenti, alcolizzati e sfruttatori; muore tra un branco di pecore bianche. Il simbolismo è chiaro: Balthazar non incarna solo la natura, ma anche il Messia, sceso sulla Terra per liberare la stessa violenta umanità che l’ha posto sulla croce. L’impegno cui ognuno di noi è chiamato a rispondere risulta, quindi, porre giustizia e carità alla base della convivenza tra esseri umani e ambiente, così da poter riscrivere non solo il finale del film, ma anche del mondo.


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